Alitalia, quello che non dicono
di Filippo Menichino
Etihad, nella qualità di socio di minoranza, aveva messo sul piatto una ricapitalizzazione da 2 miliardi di euro, ma in cambio aveva chiesto tagli per 980 persone su circa 10.000 ed una riduzione dell’8% dello stipendio del personale di volo.
Si tratta del piano industriale elaborato da Gubitosi per dare nuovo ossigeno ad Alitalia.
Dopo la bocciatura da parte dei dipendenti, il Governo ha già fatto ricorso all’Amministrazione Straordinaria (il cd commissariamento previsto della cd. legge Marzano, d.lgs 39/2004) e - per consentire la gestione corrente di una società che a breve sarà tecnicamente insolvente e, quindi, soggetta a fallimento – lo Stato concederà un prestito ponte di 600 milioni di euro.
Tutti si stracciano le vesti affermando che i dipendenti sono degli irresponsabili e che la società verrà venduta a pezzi, creando un disastro occupazionale. Ma è davvero così?
Se si leggono gli eventi con una certa prospettiva, l’impressione è un'altra.
A meno che non vi siano colpi di teatro dell’ultima ora, la società non fallirà, visto che otterrà a breve un prestito ponte. Inoltre, ci sono troppi interessi in gioco quali l’occupazione, i trasporti e persino gli interessi finanziari dei soci come Etihad che cercheranno di non disperdere gli investimenti già effettuati, al di là delle dichiarazioni di principio che si leggono sui giornali.
Tutti gli interessi convergono per il mantenimento in vita della società.
Un ridimensionamento vi sarà e ci saranno tagli, ma ragionevolmente i tagli non saranno superiori rispetto a quanto previsto nel piano industriale. Alitalia continuerà a volare e avrà la stessa struttura organizzativa ipotizzata nel piano industriale, l’unica che consentirà un maggiore equilibrio economico finanziario ed un rientro del debito. Un ridimensionamento superiore non risponde agli interessi dei soggetti coinvolti, anche perché sotto una certa massa dimensionale critica la compagnia non sarebbe più in grado di competere.
Nel frattempo, lo Stato pagherà al personale in esubero 2 anni di Cassa Integrazione previsti dalla Legge Marzano, oltre all’indennità di disoccupazione. Il personale di volo non sarà interessato dai tagli, perché deve far volare gli aeromobili (e comunque, anche nel caso in cui Alitalia dovesse scomparire, non penso ci sarebbe grande preoccupazione, visto che il vuoto sarebbe colmato da altri soggetti).
Dopo il prestito ponte, è quantomeno lecito dubitare che Etihad non entri in partita finanziando l’impresa.
Insomma, stando ad oggi e ben conoscendo il costume italico, sembra un gioco dove ci guadagnano tutti rispetto ad oggi: i lavoratori coinvolti con l’avallo dei sindacati che, nella sostanza, percepiranno maggiori ammortizzatori sociali; il sindacato ed il personale di volo che continuerebbe a volare, senza riduzione dei propri compensi; Etihad che, avendo raggiunto lo scopo di ridimensionamento, potrà, in una seconda fase, finanziare il piano dopo aver ottenuto dal Governo un rilevante aiuto finanziario a spese assai contenute.
Dunque, alla fine avranno vinto tutti: i sindacati (che già sapevano), i lavoratori che hanno resistito, il Governo per aver salvato Alitalia ed, infine, Eithiad come salvatore della patria! E Come diceva un vecchio e ben noto politico, a pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca.
Milano, 11 maggio 2017