Il numero dei processi e le libere interpretazioni delle norme
Di Luca Menichino.
L’esercizio della Giustizia è un potere, è esplicazione di un compito burocratico spersonalizzato o è un servizio a favore dell’uomo?
E’ proprio questo il punto. In Italia – ma non solo – le norme vengono interpretate ben oltre le loro finalità e ben oltre il loro contenuto. Il risultato di questa amplissima discrezionalità dei Giudici è che non è insolito vedere decisioni tra loro contrastanti o decisioni superficiali o equivoche che danno adito a diverse interpretazioni. Non solo in primo o in secondo grado, ma anche in Cassazione.
Nell’arco di qualche giorno mi sono imbattuto in sentenze della Cassazione dello stesso anno che dicono due cose antitetiche sul patto di non concorrenza, in relazione ad una norma vecchia di oltre 80 anni fa. I dubbi dovrebbero essere stati già ampiamente risolti in tutto questo tempo e invece non è così. E lo stesso accade in relazione all’interpretazione delle norme sulle mansioni contenute in una norma di 50 anni fa che dovrebbe essere ormai definitivamente acclarata. I Giudici la interpretano senza esaminare la ratio (pacifica) e la Cassazione – al posto di chiarire - genera ancora più equivoci. E ancora: in materia di licenziamenti collettivi l’anno scorso esce un nuovo orientamento sulla base della Corte di Giustizia e l’anno successivo esce un orientamento che sembra in totale contrasto con il primo. Ad un esame molto approfondito sembra che non sia così, ma le sentenze sono ermetiche, non spiegano e, quindi, favoriscono le liti.
E poi ricordo in passato numerosi contrasti sulla corretta applicazione del rito Fornero che ha generato nel corso degli anni – migliaia e migliaia di cause per motivi procedurali su come presentare o meno un ricorso giudiziario. Dal punto di vista organizzativo non sarebbe preferibile cercare di dare un senso alle nuove norme, fornire indicazioni esplicative – anche se non vincolanti - all’interno degli uffici in modo tale da favorire decisioni uniformi e fornire delle indicazioni più chiare agli avvocati? I Giudici sono soggetti solo alla legge, ma se dopo qualche tempo ci sono indicazioni ragionate interne alla magistratura che chiariscono l’ambito in cui deve operare una norma non sarebbe più semplice? Basterebbe solo un po' di sensibilità e attenzione su questi temi che sono centrali nell’ottica di una riduzione del contenzioso. Questa è solo una piccola incursione nell’ambito del diritto del lavoro. Ma il problema è ben più vasto e ne dà conto anche il Presidente dell’Unione delle Camere Civili, De Notaristefani, quando afferma che la Cassazione dedica la metà del tempo a risolvere i conflitti di giurisprudenza che loro stessi hanno creato (Il Dubbio, 6.12.2021). Il risultato: si litiga e si continua a litigare.
I ritardi della Giustizia sono senz’altro legati a ragioni di natura organizzativa, al numero delle cause e ad un alto tasso di litigiosità, ma chiediamoci perché in Italia c’è un contenzioso smodato che è la somma del contenzioso del Regno Unito, Francia e Spagna. E’ inutile che si facciano riforme se ad esse non si accompagna una seria presa di coscienza da parte della categoria dei Giudici volta a ricercare soluzioni uniformi. Per far ciò ciascun Presidente del Tribunale deve favorire un dibattito interno proprio per cercare di trovare soluzioni ragionevoli e condivise in modo da ridurre l’entità del contenzioso, probabilmente coordinandosi con altri Presidenti di Tribunali e anche con qualche Giudice Superiore. Prima le risorse non c’erano. Oggi con 16.000 persone in più nel comparto giustizia derivanti dal PNRR è doveroso lavorare per ricercare delle soluzioni organizzative efficaci ed è doveroso avviare un processo interno di sensibilizzazione interno alla magistratura. Non ci sono più scuse.
E non ci si può trincerare dietro il solito piagnisteo che le norme sono mal scritte, autorizzando decisioni ingiuste e incomprensibili. In alcuni casi è senz’altro vero, ma con un po' di attenzione e ragionevolezza si capisce quale sia la ratio delle norma e la si applica tenendo conto della sua finalità, dandone conto in motivazione.
Solo così, con sensibilità, equilibrio e con una chiara visione organizzativa si può fare molto. La riduzione del contenzioso è un vantaggio per tutti, per i cittadini ma anche per la stessa magistratura. E, in ultima analisi, è un passo per una più compiuta democrazia.
Milano, 14 gennaio 2022