La CGIL e Amazon: la tecnica non è mai neutrale
di Filippo Menichino
È vero la tecnica non è neutrale. Lo diceva Marx riflettendo sugli effetti della prima rivoluzione industriale, fino a Marcuse, idolo dei movimenti studenteschi e odiatore del capitalismo. Praticamente l’hanno detto un po’ tutti i filosofi poiché è evidente che la tecnologia trasforma il mondo circostante, muta le relazioni tra gli uomini e modifica il lavoro. Ed ora lo dice anche Maurizio Landini, il nuovo Segretario della CGIL, che filosofo non è, ma sa cavalcare la comunicazione con collaudata professionalità.
I giornali hanno riportato con grande enfasi la notizia della prima battaglia sindacale del Segretario; anch’egli in felpa, come il nostro Ministro dell’Interno, nell’atto di arringare gli autisti delle aziende appaltatrici di Amazon. Costoro si lamentano degli orari di lavoro stressanti perché fissati da un algoritmo, e Landini appoggia le loro rivendicazioni poiché ormai “l’algoritmo fa il capo del personale” e “non è giusto che un algoritmo governi il lavoro”. Amazon nega che i propri appaltatori abbiano fissato condizioni di lavoro non dignitose per i propri dipendenti.
Ma al di là del merito della vicenda che ad oggi non è dato conoscere con esattezza, è un vecchio pallino della CGIL occuparsi dei nuovi lavori, dei robot e dell’intelligenza artificiale, quali gestori del lavoro dell’uomo. Da qui la necessità, con un efficace parafrasi, di cercare di “contrattualizzare gli algoritmi”, così come in passato il Sindacato ha sempre fatto, negoziando i tempi e metodi di lavoro nella vecchia fabbrica fordista. È una dinamica normale, questo è il compito del Sindacato, ma va detto anche che Landini ha sempre dichiarato di non essere contrario alle tecnologie.
Di Amazon si raccontano storie mirabolanti che avvengono nel centro di ricerche di Baltimora, di gilet indossati dai lavoratori che fanno muovere gli scaffali e per conseguenza i prodotti in essi contenuti; innovazione che indubbiamente favorirà la produttività del lavoro, la soddisfazione del cliente e con molta probabilità anche la fatica e lo stress del collaboratore. D’altra parte è del tutto fisiologico che i lavoratori percepiscano uno disagio nel subire un programma di mansioni fissato minuziosamente per l’intera giornata lavorativa, e così per mesi ed anni. La vicenda del c.d. “braccialetto elettronico” aveva incuriosito e sollevato l’opinione pubblica contro Amazon ma poi le cose sono tornate al loro posto trattandosi di un innovazione che non violava nei fatti la privacy e la dignità del lavoratore.
Ma se è vero che l’applicazione della tecnica non è mai neutrale, di per sé la tecnica non è buona né cattiva e dipende in buona sostanza dall’uomo e dall’uso che ne fa.
Ma tornando ai titoli dei giornali, la vera notizia non è tanto che Landini appoggi la vertenza dei rider quanto che viene svelata la nuova strategia del sindacato che non potendo più operare al chiuso delle fabbriche cerca sulla strada quella nuova legittimazione che stava poco a poco perdendo; e si ricerca la frontiera della nuova rappresentanza sindacale.
Mentre un tempo i “clienti” andavano naturalmente dal Sindacato adesso vanno cercati e convinti anche con strategie nuove e fantasia.
Come tutti, d’altronde.
Milano, 29 gennaio 2019