L’assunzione di sostanze stupefacenti in ambito extra lavorativo giustifica il licenziamento
Studio Menichino
Un dipendente di una banca, con mansioni di operatore di sportello a contatto con il pubblico. Una condanna per detenzione e spaccio di rilevante quantità di sostante stupefacenti. Sono questi gli ingredienti alla base del licenziamento del lavoratore, confermato dalla Suprema Corte. La Cassazione, infatti, in armonia con altri precedenti, ha statuito il principio per cui il vincolo fiduciario può essere irrimediabilmente leso se il comportamento extra lavorativo del dipendente sia idoneo ad avere un riflesso, sia pur soltanto potenziale, sul rapporto di lavoro. E nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’accertato collegamento non occasionale con gli ambienti malavitosi, oltre a connaturare la figura morale del lavoratore e ad essere contrario alle norme del vivere civile, fosse lesivo degli interessi del datore di lavoro, tanto più perché il dipendente era inserito in un ufficio di rilevanza pubblica, con maneggio di denaro e a contatto con utenti (Cfr. Cass. Civ. Sez. Lav., 24 novembre 2016, n. 24023).
Milano, 17 gennaio 2017